Riflessioni sull’ultimo vertice UE-Cina
Il vertice UE-Cina tenutosi il 7 dicembre 2023 ha segnato una pietra miliare significativa, in quanto è stato il primo vertice in presenza dallo scoppio della pandemia COVID-19. Rispetto al vertice virtuale del 2022, definito dal capo della politica estera dell'UE come un "dialogo tra sordi", il dialogo di quest'anno ha rappresentato il disgelo delle relazioni che si erano ridotte durante la pandemia. Con l'abbandono delle severe restrizioni di viaggio legate al COVID, il 2023 ha visto numerose visite diplomatiche di alto livello da parte dell'UE, mentre si sono intensificati gli sforzi per ricostruire i legami con la Cina. Ad esempio, la visita della Presidente della Commissione europea von der Leyen a Pechino ad aprile – il primo dialogo di persona con il Presidente Xi in quattro anni - si è svolta in un contesto di crescenti tensioni politiche e dispute economiche, con l'obiettivo di chiarire il futuro delle relazioni UE-Cina.
Sebbene il Vertice 2023 abbia coperto un ampio spettro di questioni, tra cui il cambiamento climatico, i diritti umani e la guerra in Ucraina, le barriere commerciali e di accesso al mercato hanno rappresentato le principali aree di preoccupazione. Dopotutto, sia l'UE che la Cina sono alle prese con diverse sfide economiche. Mentre l'Europa sta affrontando un'imminente recessione, la Cina sta affrontando una ripresa economica lenta a causa degli alti livelli di disoccupazione giovanile e della scarsa fiducia degli investitori. L'UE ha raggiunto il suo principale obiettivo, quello di rappresentare la gravità degli squilibri commerciali e del sostegno della Cina alla Russia, avvertendo la Cina che il non affrontare tali preoccupazioni potrebbe scatenare una risposta politica europea.
L'attenzione si è concentrata sulla gestione delle differenze e sulla prevenzione di uno scontro, ma non si sa ancora se le due parti ci siano riuscite. L'UE ha mantenuto basse le sue aspettative e, in effetti, il vertice è stato lungo a parole ma breve nei risultati. Durante il vertice, l'UE ha sottolineato la necessità di una relazione economica più equilibrata, esprimendo preoccupazione per l'attuale deficit commerciale dell'UE con la Cina, pari a quasi 400 miliardi di euro. Senza un intervento immediato, l'insostenibile squilibrio commerciale rischia di diventare una spina politica tra le due parti.
Ciò è particolarmente accentuato dai timori dovuti all'eccesso di capacità industriale cinese nei settori relativi a pannelli solari, turbine eoliche e veicoli elettrici, che potrebbero inondare il mercato UE nei prossimi anni. Ciò avviene sulla scia dei controlli cinesi sulle esportazioni di grafite, un componente fondamentale dell'industria della difesa e dei veicoli elettrici. Sebbene l'UE sia favorevole a soluzioni negoziate, la Presidente della Commissione europea ha sottolineato che l'Europa possiede le misure necessarie per salvaguardare il proprio mercato.
Il messaggio dell’UE è chiaro: è tempo di prendere sul serio la riduzione dei rischi e impedire che la sua economia venga indebolita dalla concorrenza sleale. Ma il modo in cui lo farà dipenderà dalla risposta di Pechino alle sue preoccupazioni. Le richieste di lunga data, come l'incoraggiamento della reciprocità e della trasparenza nell'ambiente commerciale e la collaborazione sulle ambizioni reciproche in materia di cambiamento climatico, rimangono in cima all'agenda dell'UE. Un altro aspetto che definisce le relazioni dell'UE con la Cina riguarda i legami di quest’ultima con la Russia, poiché l'UE non ha ancora convinto la Cina a far leva sulla sua influenza sulla Russia per porre fine alla guerra in Ucraina.
La "BRIexit" dell'Italia: La BRI è stata all'altezza delle aspettative?
Ma forse l'aspetto più sorprendente del vertice UE-Cina di quest'anno è stato il ritiro dell'Italia dalla Belt and Road Initiative (BRI) cinese, avvenuto appena un giorno prima. All'inizio di novembre, l'Italia è diventata uno dei 5 Paesi dell'UE a cui è stato concesso di viaggiare senza visto in Cina.
Un tempo partecipante entusiasta della BRI come unica Nazione del G7, l'Italia aveva sperato in un aumento degli scambi commerciali e degli investimenti in grandi progetti infrastrutturali. Tuttavia, la decisione dell'Italia ha evidenziato la sua delusione per i mancati guadagni economici, con il deficit commerciale con la Cina che è passato da 20 a 48 miliardi di euro dopo l'adesione alla BRI nel 2019. Le aziende straniere in Cina fanno eco a queste preoccupazioni a causa della mancanza di trasparenza nei processi di approvvigionamento e del predominio delle imprese statali nei contratti BRI.
Sebbene l'uscita dell'Italia rappresenti una grave battuta d'arresto per i leader cinesi, la Cina rimane impegnata a promuovere la BRI come pilastro fondamentale della sua politica estera. Questa mossa riflette la crescente coesione della posizione dell'UE nei confronti della Cina, poiché la "BRIexit" dell'Italia si allinea alla strategia comune di riduzione dei rischi adottata dell'UE.
Guardare avanti
L'approccio dell'UE alla Cina è multiforme, in quanto quest’ultima viene considerata come un partner, un concorrente e un rivale sistemico. Tuttavia, la mancanza di coesione e le divergenze interne tra gli Stati membri rappresentano una sfida a questo approccio. Ne è un esempio l'Ungheria, che ha promosso legami più stretti attraverso la partecipazione al Belt and Road Forum di ottobre. Senza coesione interna, l'UE non riuscirà a sostenere efficacemente il suo programma di de-risking, rivelando la necessità di una risposta più unitaria.
Nonostante le sfide, il 2023 ha segnato un punto di svolta nelle relazioni UE-Cina, evidenziato dall'intensificarsi degli sforzi per ricostruire i legami, anche prima del vertice. La mancanza di progressi significativi su questioni sostanziali durante il vertice ha lasciato molte domande senza risposta, ma il vertice riflette il desiderio di un impegno continuo tra i due giganti economici. Ad esempio, durante il vertice la Cina ha espresso la volontà di chiarire le restrizioni sui flussi di dati transfrontalieri, una sfida di lunga data per le aziende che operano nel Paese.
Guardando in prospettiva, i legami UE-Cina nel 2024 rimarranno a un bivio, caratterizzato dalla fusione di sfide globali, interdipendenza economica e conflitti derivanti da strategie di sicurezza contrastanti. Tuttavia, mentre il mondo continua a navigare in un panorama sempre più politicizzato, l'UE e la Cina devono continuare a trovare un terreno comune di collaborazione.
A cura di: Avv. Carlo Diego D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina