Il Vietnam post Covid 19: intervista con S.E. Giorgio Aliberti Ambasciatore EU in Vietnam

Nei nostri articoli precedenti abbiamo condotto interviste con molti imprenditori. Questa volta vogliamo invece allargare gli spazi e coinvolgere anche componenti fondamentali delle istituzioni italiane ed europee all'estero, che svolgono un ruolo essenziale nei paesi dove operiamo e sono cruciali per il successo del Sistema Italia nel mondo. Iniziamo questa intervista con Giorgio Aliberti, Ambasciatore dell'Unione Europea in Vietnam, che dopo 4 anni di servizio svolti durante il difficile periodo del Covid-19 ha da poco concluso il suo incarico. In questa intervista riportiamo i momenti salienti e l'importante contributo dei lavori svolti durante il suo mandato.

Giorgio Aliberti, diplomatico italiano, ha assunto il ruolo di Ambasciatore dell'Unione Europea in Vietnam nel settembre 2019. In precedenza, ha ricoperto la posizione di Direttore Centrale Aggiunto per l'Asia e l'Oceania presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano. Dal giugno 2015 al giugno 2018 è stato Ambasciatore italiano in Myanmar. Nel corso della sua trentennale carriera si è occupato prevalentemente di questioni europee, di sicurezza e asiatiche.

L’Ambasciatore Aliberti ha completato i suoi studi universitari in Economia politica presso l'Università Bocconi a Milano, ha proseguito la sua formazione presso l'Ecole Nationale d'Administration in Francia e ha conseguito il Master in Economia Ambientale Applicata presso il Wye College, Università di Londra, nel Regno Unito.

Oltre alla sua lingua madre italiana, parla correntemente inglese, francese e spagnolo.

 D. Può fornirci una breve introduzione su di lei, includendo il suo percorso formativo, la carriera professionale e il viaggio che l’ha portata al servizio diplomatico?

Dopo la laurea in Economia Politica in Bocconi ho seguito un corso di preparazione all’ISPI di Milano per il concorso diplomatico e ho iniziato la mia carriera al Ministero degli Esteri nel 1993. Ho sempre avuto uno speciale interesse per le questioni internazionali e ho sempre desiderato girare il mondo, la carriera diplomatica si è rivelata una scelta molto azzeccata. Nel corso degli ultimi 30 anni ho vissuto in 4 continenti in 8 diversi Paesi, occupandomi di temi variegati quali questioni economiche, politiche, ambientali, europee ed altro ancora.

D. Durante il suo mandato in Vietnam, ha avuto impressioni specifiche del paese che vuole condividere con i nostri lettori e di cui ritiene quest’ultimi dovrebbero essere a conoscenza?

Il Vietnam è un paese in straordinaria trasformazione da quando il governo ha adottato nel 1986 la politica di rinnovamento (đổi mới), che ha liberalizzato l’economia. Il dinamismo e l’energia che caratterizzano soprattutto le grandi città sono davvero unici. I vietnamiti sono grandi lavoratori, pragmatici, pronti a trovare soluzioni a ogni problema. La tragica vicenda storica dell’ultimo secolo ne ha indubbiamente forgiato il carattere, rafforzandone ancor di più la straordinaria resilienza.

D. Come pensa che si sia evoluto il rapporto tra il Vietnam e l'Europa negli ultimi anni?

Le relazioni fra Unione Europea e Vietnam si sono rafforzate significativamente negli ultimi anni grazie anche a una serie di accordi bilaterali conclusi fra cui l’EVFTA, l’Accordo di libero scambio, fondamentale per incrementare ulteriormente le relazioni commerciali e, in prospettiva, gli investimenti.

D. Può condividere delle storie di successo che ha incontrato durante il suo mandato in Vietnam?

I principali risultati raggiunti durante il mio mandato sono stati la finalizzazione e l’entrata in vigore dell’Accordo di libero scambio nell’agosto 2020 e l’accordo per la Just Energy Transition Partnership (JETP), attraverso cui l’UE, insieme ai Paesi G7, a Danimarca e Norvegia, sosterrà il Vietnam nel percorso di transizione energetica. La dichiarazione politica concordata nel dicembre 2022 ha dato il via a una collaborazione che durerà anni, in cui l’Unione Europea ha un ruolo di co-leader (unico caso al mondo).

D. In quali aree ritiene che ci sia un potenziale di miglioramento nel mercato vietnamita?

Nonostante gli indubbi miglioramenti nel quadro regolamentare dovuti all’adesione del Vietnam al WTO nel 2007, molto resta ancora da fare. Nel corso degli ultimi anni abbiamo insistito molto sulla necessità di garantire maggiore trasparenza e certezza delle norme per favorire gli investimenti stranieri, in particolare europei.

D. Quali suggerimenti darebbe alle aziende che stanno arrivando in Vietnam o che considerano il Paese una potenziale destinazione di investimento?

Ritengo che il Vietnam meriti sicuramente una seria considerazione come potenziale beneficiario di investimenti europei per una serie di indubbi vantaggi, a partire dalla collocazione geografica, molto prossima alla Cina, alla stabilità del sistema politico, ai costi ancora abbordabili e alla relativa qualità della manodopera, nonché all’elevato numero di accordi di libero scambio che Hanoi ha concluso con i principali partner commerciali. Il Vietnam sta diventando sempre più un centro manifatturiero per l’intera regione e ha indubbiamente beneficiato della guerra commerciale sino-statunitense e della cosiddetta politica “Cina+1” per cui molte imprese straniere hanno deciso di diversificare i loro investimenti scegliendo il Paese come centro produttivo alternativo alla Cina. Il suggerimento che darei è anzitutto di approfondire la conoscenza delle diverse realtà locali, molto diverse l’una dall’altra. Consiglierei poi di valutare la scelta di partner locali affidabili e di negoziare le condizioni necessarie per una buona riuscita dell’investimento con il governo.

D. Infine, secondo lei, il Vietnam in questo momento è il posto giusto per fare affari?

Credo sia difficile generalizzare. Occorre una adeguata analisi costi-benefici che varia a seconda dei settori di investimento. Certamente i fondamentali economici vietnamiti sono buoni e le condizioni generali sono favorevoli agli investimenti stranieri. Non bisogna però dimenticare che l’ambiente per gli investimenti è ancora lontano da quello prevalente nei Paesi più avanzati della regione e che i problemi non mancano. Le difficoltà di comunicare con gli interlocutori locali sono molto frequenti e fenomeni di corruzione diffusa sono ancor oggi prevalenti. I settori più promettenti a mio avviso sono quelli legati alla transizione energetica e alle energie rinnovabili, che rappresentano una priorità per il governo. In ogni caso, consiglierei di effettuare una analisi preliminare approfondita che coinvolga anche le camere di commercio nazionali e quella europea (Eurocham), che potranno fornire utilissimi consigli.

 

A cura di: Avv. Carlo Diego D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina