RCEP: il più grande accordo di libero scambio del mondo ancora poco conosciuto in Italia

Visione d’insieme

 

Negli ultimi anni sembra che il centro del commercio globale si stia spostando sempre più dai paesi occidentali a quelli orientali. Un  esempio lampante ne è il Partenariato Economico Globale Regionale (RCEP, Regional Comprehensive Economic Partnership), il più grande accordo di libero scambio della storia firmato da quindici paesi, inclusi dieci paesi ASEAN (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam) e dai loro cinque partner (Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud) il 15  novembre 2020.  Da notare come questa sia la prima volta che Cina, Giappone e Corea del Sud, le tre principali economie area Asia-Pacifico, siano firmatarie dello stesso accordo.

 

L’RCEP copre un mercato di 2,3 miliardi di persone (di fatto un terzo della popolazione mondiale), 29. 7 trilioni di dollari americani sulla produzione globale, pari al 30% del PIL globale e si prevede che avrà un rapido impatto sul commercio Asia-Pacifico, rafforzando ulteriormente l'interdipendenza economica della regione.

 

Tale accordo è entrato in vigore lo scorso 1° gennaio 2022 e i suoi obiettivi principali sono l'integrazione economica della regione e il consolidamento della catena di approvvigionamento globale. Inoltre, l’RCEP è visto come una risorsa importante in termini di ripresa post-pandemica all'interno della regione, difatti gli analisti hanno previsto che entro il 2030 l'accordo potrebbe aumentare il reddito nazionale globale di 186 miliardi di dollari americani e incrementare dello 0,2% l'economia dei suoi Stati membri attraverso un miglioramento del commercio interno nella regione. In effetti, l’RCEP ha creato il più grande blocco commerciale del mondo, superando sia gli Stati Uniti che l'Unione Europea.

 

A mancare a tale accordo sono Stati Uniti ed India: l’ RCEP sembra segnalare un calo d’influenza dei primi all'interno della regione, mentre la seconda è uscita dalle discussioni per via di "questioni fondamentali", le quali non sono poi state affrontate, durante le fase di trattativa.

 

Detto questo, la recente visita a Taiwan della Presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, la signora Nancy Pelosi, ha creato tensioni all'interno della regione che è già altamente politicizzata che potevano essere evitate. Di particolare interesse è stato il fatto che il viaggio si è tenuto poco prima del 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, un’assemblea quinquennale in cui vengono fatti importanti annunci di leadership, la cui organizzazione è stimata per il prossimo Ottobre 2022. 



Sebbene l'accordo non coinvolga l'Unione Europea (UE), esso riteniamo possa creare opportunità per le imprese europee ed avrà un effetto sull'UE e sull'Asia in futuro, ampliando il legame commerciale con i firmatari dell’RCEP.

 

 

Contenuto dell'accordo

 

Il contenuto dell'accordo mira a ridurre i dazi in modo incrementale per un periodo di 20 anni, snellendo le procedure doganali tra gli Stati membri e sostituendo una serie di accordi bilaterali preesistenti nel blocco commerciale con un unico insieme unificato di regole tra firmatari. I principali punti salienti dei suoi contenuti includono:



-          Le merci degli Stati membri godranno di trattamento nazionale, con la riduzione o l’eliminazione dei dazi all'interno del blocco commerciale.

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-          Le disposizioni in materia di cooperazione garantiranno maggiore trasparenza nella procedura di appalto per migliorare la comprensione reciproca delle rispettive leggi, regolamenti e procedure in materia di appalti pubblici dei firmatari RCEP, e costituiranno un meccanismo per facilitare la consultazione e lo scambio di informazioni su tali questioni.

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-          Le parti dell'accordo attuano il diritto della concorrenza e mantengono autorità competenti indipendenti per far rispettare tali leggi. Il RCEP stabilirà il quadro giuridico per garantire che tali leggi sulla concorrenza siano trasparenti e seguano il giusto processo.

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-          Ai firmatari dell'accordo viene affidato il compito di adottare o mantenere un quadro giuridico che crei un ambiente favorevole allo sviluppo del e-commerce.

 

-          Norme in materia di origine tra gli stati membri dell’RCEP.

 

Anche se l’RCEP non ricopre gli standard giuslavoristici o ambientali, né le disposizioni sui servizi e gli investimenti, tutto sommato tendiamo a credere che le societa’ della regione vedranno un ambiente imprenditoriale più stabile e prevedibile, con condizioni di maggiore parità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RCEP e Cina

 

L’RCEP dimostra il desiderio della Cina di integrarsi ulteriormente nell'economia globale, con paesi nella regione dell'Asia orientale che sono incentivati alla cooperazione e allo sviluppo reciproco.

 

Il volume degli scambi tra la Cina e i membri dell’RECP durante i primi 11 mesi del 2021 è stato di circa 10,9 trilioni di RMB (pari a 1,6 trilioni di dollari americani), ovvero il 31% del commercio estero in Cina, come affermato dall’Amministrazione generale delle dogane cinese; pertanto, i potenziali benefici per la Cina derivanti dall'eliminazione delle barriere commerciali sono di dimensioni immense.

 

Da quando l’RCEP è entrato in vigore quest'anno, la Cina ha incoraggiato i porti ad avviare procedure di controllo accelerate per qualsiasi merce proveniente da paesi RECP in modo da ridurre il tempo di sdoganamenti a circa 6 ore, in quanto le imprese cinesi stanno ricevendo picchi di nuovi ordini grazie alla riduzione dei costi per i membri RCEP.


Con l’avvento dell’RCEP l’economia dell'Asia orientale sta diventando completamente integrata e le societa’ dovrebbero vedere un aumento di investimenti e un migliore contesto economico.

 

Tuttavia, la Cina è ora l'unico paese al mondo ad applicare ancora una politica a tolleranza zero verso il Covid-19, la quale ha creato un significativo rallentamento dell’economia nazionale nel secondo trimestre del 2022 e si prevede che avrà un impatto ancora maggiore per tutto il resto dell'anno. Pertanto, per avere un quadro più chiaro degli effetti positivi dell’RCEP sul commercio cinese, riteniamo che si dovrà aspettare fino alla revoca di tale politica a tolleranza zero.

 

 

RCEP e le Societa’ Europee

 

Prima di tutto dobbiamo ricordare che l’UE ha siglato una moltitudine di accordi di libero scambio con alcuni paesi RCEP (ad esempio gli accordi di libero scambio UE-Vietnam e  UE-Giappone) e accordi in attesa di approvazione con altri membri RCEP, quali Australia, Indonesia, Nuova Zelanda e Filippine. Pertanto, la regione RCEP è ricca di interessi per le imprese dell'UE.

 

Riteniamo che le aziende europee possano beneficiare di una riduzione dei costi ai sensi della Regola di origine armonizzata e di tariffe ridotte tra i paesi RCEP, in particolare per le aziende europee ed italiane all'interno di settori con una catena di approvvigionamento già consolidata in Asia, come quello automobilistico, dei macchinari elettronici e l’industria tessile.


L’RCEP è pronto a spingere alcune società europee e altre società straniere a integrare le loro operazioni in una strategia regionale più ampia. In base al sondaggio annuale sulla fiducia delle imprese (Business Confidence Survey) condotto dalla Camera di commercio dell’ Unione Europea in Cina, il 23% degli intervistati ha dichiarato di aspettarsi maggiori opportunità di integrazione per le proprie operazioni in Cina in una strategia regionale più ampia. Tra i suddetti membri che prevedono un impatto positivo sulla propria attività causa RCEP, il 67% pronostica un aumento delle proprie entrate grazie all'aumento delle esportazioni dalla Cina verso altri paesi RCEP e il 39% presagisce riduzioni dei costi a seguito di importazioni più economiche o catene di approvvigionamento diversificate. Questa è una buona notizia, soprattutto per le aziende che sono ben posizionate, per trasformare le proprie operazioni da un paese membro RCEP a un ecosistema regionale più ampio.


A discapito di ciò, i prodotti dell'UE potrebbero fronteggiare il rischio di perdere competitività in settori con catene di approvvigionamento consolidate nel mercato RCEP, in particolare, con centri di produzione emergenti nella regione (ad esempio, Thailandia, Vietnam).

 

Conclusioni

Con il sistema di regole unificate instaurato dall’RCEP nei paesi di riferimento, gli investitori stranieri pur operando in un solo paese firmatario avranno al contempo accesso all’intera regione, godendo dunque di un mercato più ampio, di costi operativi inferiori e di possibilità di investimento facilitate.



Un altro aspetto degno di nota nell’RCEP è l'enfasi sulle Piccole e medie imprese (PMI). Esso infatti, rispetto a molti accordi UE-Asia, introduce una piattaforma per fornire informazioni sui contenuti relativi al contenuto dell’accordo che saranno accessibili alle PMI, con burocrazia ridotta e un migliore accesso per quest’ultime alle catene di approvvigionamento regionali incorporate in un mercato più ampio.

 

Rimane comunque una potenziale opportunità per l'UE di influenzare la creazione e la diffusione nella regione di standard avanzati, in particolare sulle questioni relative all'accesso al mercato e alla liberalizzazione dei servizi e  degli appalti pubblici, le quali sono solo parzialmente affrontate dall’RCEP.


Pertanto, sia dal punto di vista istituzionale che commerciale e’ consigliabile che la Commissione europea e  le società dell'UE incluso soprattutto quelle italiane agiscano in modo proattivo all'interno dell'area RCEP-Asia Pacifico, che è stata tradizionalmente un importante snodo produttivo e di scambio ora affermatosi in quanto punto di riferimento per le nuove tecnologie e componenti elettronici critici come i semiconduttori.

 

 

A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina