La strada verso la carbon neutrality in Cina: le complicazioni, le sfide del mercato e le opportunità per le società europee

Introduzione

 

Il raggiungimento della neutralità carbonica è diventato un obiettivo politico chiave per il governo cinese negli ultimi anni e ha preso forma con una serie di cambiamenti nelle policy nazionali anche se il percorso verso le emissioni zero rimane pieno di ostacoli. In questo contesto, la Camera di Commercio Europea in Cina ha pubblicato il suo ultimo rapporto Carbon Neutrality: The Role of European Business in China's Race to 2060. Il sondaggio è stato distribuito a gruppi di lavoro e aziende selezionati all’interno della Camera Europea in un periodo di sei settimane tra settembre e ottobre 2021, con un totale di 55 intervistati, in una serie di settori rilevanti come prodotti chimici e petrolchimici (16%), automobilistici e loro componenti (15%), macchinari (9%) e servizi professionali (9%).

 

I dati derivano dall’expertise delle aziende europee che operano in Cina che hanno acquisito una vasta esperienza sulle problematiche legate alla decarbonizzazione nei loro mercati di origine, per delineare le principali criticità che rischiano di minare la spinta alla neutralità carbonica della Cina e fornire suggerimenti sul modo migliore per affrontarle. Nel tentativo di promuovere una cooperazione più approfondita tra UE e Cina, le società europee possono essere di vitale importanza per le esigenze del paese di accelerare la sua spinta verso questo obiettivo.


UE 2050 e Aziende Europee

 

L'Unione Europea considera da tempo la neutralità carbonica come una componente vitale della propria etica ed è già impegnata nello sviluppo e nell'attuazione del Green Deal europeo, la principale strategia di crescita dell'UE per la transizione dell'economia verso un modello economico sostenibile con l'obiettivo precipuo per l'UE di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.


In linea con l'impegno dell'UE di raggiungere le emissioni zero entro il 2050, un incredibile 87% delle aziende europee intervistate nella Business Confidence Survey 2022 della Camera di Commercio Europea, puntano alla neutralità entro o prima di tale data, dimostrando ulteriormente il progresso delle attività europee in quest'area e come questo può aiutare nella realizzazione dell’obiettivo “dual carbon” della Cina (due terzi delle aziende europee in Cina hanno fissato, o stanno definendo, obiettivi di decarbonizzazione specifici per le loro operazioni in Cina).

Una panoramica sulla Decarbonizzazione in Cina

 

La Cina si è data l’obiettivo di raggiungere il picco delle sue emissioni in 10 anni e, dopo di ciò, ottenere la neutralità carbonica in soli 30 anni (L'UE, al contrario, ha raggiunto il picco delle emissioni nel 1979 e mira a raggiungere la neutralità del carbonio entro il 2050). Queste promesse rappresentano un passo in avanti significativo nelle ambizioni climatiche del più grande emettitore di carbonio del mondo, nonché seconda economia più grande.


Tuttavia, dal punto di vista imprenditoriale, gli investitori dovrebbero tenere presente che un'azione così drastica avrà un impatto significativo sulla transizione di molti settori, tra cui l'energia, i trasporti, l'industria e l'edilizia. Senza contare che questo rapido processo di trasformazione richiederà anche innovazioni tecnologiche e investimenti su larga scala, oltre a spingere le società esistenti sul mercato a definire i propri impegni di decarbonizzazione (ad es. Alibaba Group mira ad azzerare le emissioni nelle proprie operazioni e ridurle drasticamente nelle sue catene di approvvigionamento e reti di trasporto entro il 2030.)

 

Criticità nel raggiungimento della neutralità carbonica

 

La Cina mira a raggiungere la neutralità del carbonio in condizioni estremamente difficili rispetto al resto del mondo, poiché il suo consumo di elettricità pro capite continua ad aumentare e anche la crescita economica dipende ancora in gran parte dalla produzione sia per il consumo interno che per l'esportazione.

Le aziende europee riferiscono che raggiungere la neutralità carbonica in Cina risulta più difficile rispetto al resto del mondo. Come evidenziato nell'ultimo rapporto pubblicato dalla Camera di Commercio Europea in Cina, Carbon Neutrality: The Role of European Business in China's Race to 2060, Il 69% degli intervistati dichiara di avere difficoltà a raggiungere i propri obiettivi di decarbonizzazione e/o di neutralità carbonica in Cina, il 44% riporta questa criticità per l’Unione Europea, mentre il 50% riscontra tale problema a livello globale. Questa è una statistica dannosa per il paese che è il più grande emettitore di anidride carbonica al mondo.

Mentre il paese cerca di aumentare gli investimenti nella sicurezza climatica al fine di creare un nuovo motore di crescita economica e di accelerare lo sviluppo sostenibile attraverso la transizione a basse emissioni di carbonio in corso, l'obiettivo finale da raggiungere è chiaro, ma il percorso verso il raggiungimento lo è meno.

 

Contrasto nell’attuazione

Il 14° Piano Quinquennale (FYP) della Cina, un piano politico di alto livello per gli anni 2021-2025 ufficialmente approvato dall'Assemblea nazionale del popolo cinese (NPC) l'11 marzo 2021, aveva la neutralità carbonica come pilastro delle sue proposte. Tuttavia, in esso non era stato definito un tetto massimo per le emissioni di carbonio (il limite alle emissioni è stato fissato per l'UE nel suo insieme e continua a diminuire ogni anno con un fattore di riduzione lineare annuo aumentato del 2,2%), includendo invece impegni a ridurre l'intensità energetica del 13,5% da livelli 2020 e intensità di carbonio del 18% (si noti tuttavia che le modalità e i meccanismi per il raggiungimento di questi obiettivi non sono ancora definiti al momento della stesura.)

Il governo cinese ha successivamente fornito un'ampia guida sotto forma del suo quadro politico "1+N", tuttavia, il documento di lavoro manca del livello di specificità di cui le imprese hanno bisogno per prendere decisioni di investimento ben informate che tengano conto dei piani della Cina nei propri strategie globali di decarbonizzazione aziendale, poiché il 65% dei membri della Camera europea riferisce che la mancanza di una guida industriale e di condivisione delle migliori pratiche da parte del governo o delle ONG potrebbe impedire loro di raggiungere i propri obiettivi di decarbonizzazione.

 

L'esperienza che le aziende europee possono portare lavorando nei loro mercati interni può anche aiutare in questo senso, per garantire che le direttive siano pratiche e attuabili, presentando una forte motivazione per l'approfondimento della cooperazione industriale tra Unione Europea (UE) e Cina e accogliendo le aziende e tecnologie europee.

 

Opportunità e barriere

 

Gli obiettivi cinesi di neutralità carbonica rappresentano una significativa opportunità di investimento per gli investitori poiché gli standard ambientali, sociali e di corporate governance (ESG) del Paese si sono allineati rapidamente agli standard ESG internazionali. Allo stesso tempo, la Cina sta intraprendendo una delle più grandi trasformazioni della rete energetica verso le energie rinnovabili a livello globale.

 

Nel dicembre 2020, la Cina ha pubblicato un Libro bianco in cui annunciava l'intenzione di aprire ulteriormente il settore energetico durante il suddetto 14° Piano Quinquennale con le modifiche che avrebbero ridotto le restrizioni agli investimenti esteri nella generazione di energia da carbone, petrolio e gas e nel settore delle energie rinnovabili, offrendo più opportunità per gli investitori stranieri. Ciononostante, le barriere agli investimenti permangono, a discapito dell’enorme contributo in termini di esperienza che le aziende Europee possono portare.

 

In particolare, nel settore delle energie rinnovabili, sebbene le aziende cinesi dominino la quota di mercato (in particolare le aziende statali), non sempre dispongono delle tecnologie più avanzate e potrebbero dover fare affidamento sul know-how e sull'esperienza di nuovi investitori per stimolare lo sviluppo necessario per raggiungere i propri obiettivi.

Pertanto, poiché ci sono opportunità significative per collaborazione e crescita nella spinta alle emissioni zero della Cina, un'ulteriore rimozione dei vincoli legali e delle barriere formali agli investimenti incentiverebbe notevolmente gli investimenti esteri e faciliterebbe lo sviluppo di soluzioni innovative sviluppate dalle imprese europee nel mercato cinese.

 

C'è anche la necessità di un mercato dell'energia più trasparente, aperto e flessibile. Mentre la Cina è leader a livello globale nell'installazione di nuova capacità di generazione di energia rinnovabile, gli ostacoli impediscono alle aziende di utilizzarla pienamente. Questa è una seria problematica per il 69% delle imprese, i cui sforzi di decarbonizzazione in Cina potrebbero essere vanificati senza un accesso sufficiente alle energie rinnovabili.

 

Un aumento delle energie rinnovabili nel mix energetico cinese sarà fondamentale per raggiungere la neutralità carbonica. Infatti, la Cina punta a raggiungere un valore di energia rinnovabile nel suo mix energetico superiore all'80% entro il 2060: un compito enorme che implica la necessità di sfruttare ogni mezzo a disposizione. Gli obiettivi globali di decarbonizzazione delle aziende in Cina e a livello globale danno la priorità all'accesso e agli investimenti nelle energie rinnovabili (l'accesso e gli investimenti nelle energie rinnovabili sono classificati come priorità assoluta sia per le aziende in Cina che a livello globale).

 

Per realizzare tali obiettivi è fondamentale aumentare l'uso delle energie rinnovabili. Le imprese europee sono in una posizione di forza per contribuire alla spinta sulle rinnovabili della Cina, nonché per commentare le problematiche associate, attingendo all'esperienza e ai successi che hanno accumulato nei loro mercati nazionali.

 

Conclusioni

 

Il raggiungimento da parte della Cina del suo ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità carbonica prima del 2060 abbasserebbe le proiezioni sul riscaldamento globale di circa 0,2-0,3 gradi centigradi e potrebbe far avanzare la neutralità carbonica globale di 5-10 anni, quindi un risultato notevole per cui lottare non solo a livello nazionale in Cina, ma per il pianeta nel suo insieme. La fiducia degli investitori è anche dalla parte della Cina, con tre quarti delle società membri della Camera Europea che affermano di ritenere che si possano raggiungere gli obiettivi di “carbon peak” e “carbon neutral”. (Carbon Neutrality: The Role of European Business in China's Race to 2060)

Tuttavia, va notato che - affinché la Cina acceleri la sua azione per il clima -le aziende devono essere in grado di portare nel mercato cinese la loro esperienza, tecnologie e soluzioni sviluppate in altre giurisdizioni in modo rapido e su vasta scala. Ciò richiederà la rimozione delle barriere formali agli investimenti, ad esempio, il 54% delle imprese europee operanti nel settore ambientale dichiara di aver perso opportunità in Cina nel 2021 a causa di restrizioni all'accesso al mercato o barriere normative (Carbon Neutrality: The Role of European Business in China's Race to 2060) Tale indebolimento della fiducia degli investitori funge da barriera che rischia di minare la spinta alla neutralità carbonica della Cina e il clima globale.

La strada della Cina verso l’obiettivo emissioni zero è disseminata di complicazioni e sfide lungo il percorso, tuttavia, le aziende europee sembrano ottimiste secondo le ultime proiezioni dei dati. In effetti, è un compito enorme da intraprendere, ma le opportunità sono numerose per gli investitori europei per contribuire a questa iniziativa grazie alle loro tecnologie e competenze avanzate.

 

Infine, è importante notare che dovremmo essere cauti nel trasferire i costi della riduzione del carbonio esclusivamente sul consumatore finale. Come per tutti gli aspetti di questa transizione energetica, si dovrà trovare un equilibrio tra tutte le parti interessate lungo tutta la catena del valore e i prezzi finali dei nostri beni e servizi non dovrebbero sopportare il peso finale del nostro futuro sostenibile.

 

A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina