Internazionalizzazione in stallo
Quando il prodotto interno lordo cinese torna a crescere del 4,9% nel terzo trimestre del 2020, è facile cadere nella retorica del “ritorno alla normalità” della seconda economia al mondo, sopratutto quando il resto dei paesi combatte una seconda ondata di Coronavirus. A Shanghai, dove le aziende straniere contribuiscono per un quarto al PIL, per un terzo alla tassazione e per un quinto all’occupazione, la recessione innescata dalla pandemia non è stata affatto superata facilmente.
Le aziende europee hanno ricoperto un ruolo fondamentale nello sviluppo della città più internazionale della Cina, ma la pandemia ha minacciato tale posizione di spicco. Già prima del Covid-19, i membri della Camera di commercio europea a Shanghai riportavano difficoltà imprenditoriali non trascurabili, alimentando un marcato deterioramento della fiducia nel mercato cinese. Nei mesi successivi, con lo stop all’ingresso degli stranieri nel paese per frenare la diffusione del virus, i dipendenti espatriati sono poi rimasti bloccati all’estero. Tale restrizione di movimento ha avuto un impatto drammatico sulle attività e sui profitti aziendali e potrebbe inoltre portare come conseguenza a lungo termine la disincentivazione sia di imprese europee nella scelta di Shanghai come meta di investimento, sia di talenti internazionali nel fare della metropoli la propria casa.
Nonostante la volatilità di mercato indotta dal Coronavirus, Shanghai può puntare a determinate misure per riacquistare la fiducia degli investitori europei, tra cui l’abbattimento delle numerose barriere normative che hanno impedito a società straniere di accedere pienamente al mercato cinese. Benché il presidente Xi abbia scelto Shenzhen come città pilota per testare le riforme economiche nazionali, dandole l’autonomia di portare a termine numerosi programmi volti a facilitare l’apertura del mercato, Shanghai dovrà fare tutto il necessario non soltanto per mantenere il proprio status di polo di investimento globale, ma anche per raggiungere un livello di apertura economica pari alla stessa Shenzhen.
Secondo il Business Confidence Survey 2020 (BCS 2020) della Camera Europea, il 70% degli intervistati ritiene che Shanghai sia una destinazione più attraente per la creazione di centri di ricerca e sviluppo rispetto ad altre città in Cina. Nonostante questo dato incoraggiante, Shanghai non deve dormire sugli allori, ma piuttosto colmare i propri limiti, specialmente quando Shenzhen vira verso l’innovazione d’eccellenza. Ad esempio, le agevolazioni fiscali per le imprese ad alta e nuova tecnologia (HNTE) rimangono fuori dalla portata di molte imprese straniere la cui proprietà intellettuale è registrata all’estero. Sebbene la protezione della proprietà intellettuale a Shanghai sia migliorata notevolmente, il rischio di violazione della stessa continua ad essere la ragione principale per cui un quarto dei membri intervistati non è disposto a portare la propria core technology in Cina. A questo proposito, estendere gli sgravi fiscali ad imprese europee con proprietà intellettuale registrata all'estero consentirebbe sia l’introduzione nel paese di innovazioni tecnologiche sia la tutela dei brevetti di tali aziende.
Il presidente Xi ha sottolineato l’importanza dello sviluppo del capitale umano nel contesto delle riforme di Shenzhen, ponendo enfasi sul rendere il mercato del lavoro più flessibile. Shanghai deve la sua internazionalizzazione in gran parte all’afflusso di talenti stranieri, ma risente del regime fiscale centrale, il quale ha sancito la rimozione dei benefici esenti dall'imposta sul reddito individuale. Tale cambiamento fiscale comporta un innalzamento dei costi per l'istruzione nelle scuole internazionali che la netta maggioranza dei membri definisce esorbitante; i datori di lavoro che generalmente coprivano tale costo, saranno ora riluttanti ad assumersi l’onere aggiuntivo del possibile 45% di tasse in piu’ a partire da gennaio 2022. Elevate aspettative salariali costituiscono già oggi il maggiore ostacolo per l'assunzione di talenti stranieri a Shanghai e il costo aggiuntivo causato dalla riforma fiscale diminuirà molto probabilmente gli incarichi ricoperti da dipendenti stranieri di alto livello. Contare meno talenti internazionali sarà un enorme passo indietro per Shanghai e la sua competitività, specialmente quando la Greater Bay Area compensa tale cambiamento nelle detrazioni fiscali offrendo notevoli sussidi per i talenti di alto calibro.
Sebbene la riforma normativa sia necessaria, per aumentare gli investimenti esteri, occorre che essa venga integrata da una legislazione robusta e trasparente. Per le PMI in particolare, trasparenza e prevedibilità sono della massima importanza. Se, infatti, le multinazionali possiedono le risorse per far fronte ad un contesto normativo complesso, le PMI possono soltanto prosperare in un ambiente imprenditoriale dalla politica chiara e aperta. Un sondaggio condotto presso i membri della Camera europea a luglio 2020 ha rivelato che le PMI avevano meno della metà delle probabilità delle aziende più grandi di considerare ulteriori investimenti nel corso del prossimo anno. Sfortunatamente, le norme di implementazione di Shanghai circa la nuova legge di investimento rimangono vaghe e imprevedibili; concepite per fornire condizioni di parità per le società e gli investitori stranieri in Cina, esse non includono alcun meccanismo di penalità per i funzionari che violano le stesse disposizioni. L’articolo 27 delle norme di implementazione, per esempio, stabilisce che in “circostanze speciali” il governo possa espropriare gli investimenti esteri per “pubblico interesse”, senza però definire che cosa si intenda per “pubblico interesse”. Tale discrezionalità da parte dell’esecutivo nell’applicazione delle norme vigenti solleva timori all'interno della comunità imprenditoriale europea circa quale sia il bersaglio nel mirino delle autorità.
Le aziende europee sarebbero desiderose di stanziare ulteriori investimenti in Cina se le barriere di mercato venissero abbattute. L’81% delle imprese in ambito legale intervistate per il BCS 2020, per esempio, afferma di essere disposto ad ampliare i propri investimenti nel paese qualora fosse concesso un maggiore accesso al mercato interno. Per un settore che è stato per anni quasi interamente chiuso agli investimenti stranieri, il potenziale di crescita in Cina è immenso e centri economici come Shanghai potrebbero trarre enormi benefici da un ecosistema legale più inclusivo e diverso. In breve, la crescita della comunità imprenditoriale straniera a Shanghai dipende oggi da una concreta realizzazione delle riforme. Ancora troppo spesso ambigui, piani e politiche di alto livello non possono di per se eliminare le barriere normative che pongono le imprese a capitale straniero in netto svantaggio competitivo.