Coronavirus: misure “proattive” necessarie per mitigare gli effetti dell’epidemia sull’attività commerciale della Cina

Lo scoppio dell’epidemia del nuovo coronavirus 2019(COVID-19) ha diffuso incertezza e paura a livello globale. Attualmente sono state accertate oltre 43.000 infezioni, di cui il 99% all’interno della Cina continentale, e ha superato 1.000 la quota dei decessi registrati per il virus.

Mentre gli investitori monitorano con ansia l’evolversi della situazione, le imprese nel paese faticano a ripartire dopo le festività del Capodanno prolungate di dieci giorni dal governo centrale. Sia le aziende cinesi sia quelle internazionali si trovano di fronte a difficoltà logistiche non indifferenti poiché le catene di approvvigionamento—già in stato precario a seguito della guerra dei dazi Usa-Cina—hanno subito ulteriori interruzioni, una condizione che, in ultimo, ha visto alcune società costrette ad invocare la causa di «forza maggiore» per il mancato rispetto dei contratti di fornitura. Al contempo, i prezzi di materie prime come petrolio e acciaio sono crollati drasticamente e l’inflazione dei beni di consumoè aumentata al ritmo più veloce degli ultimi otto anni.Il primo giorno di riapertura delle Borse cinesi dopo il Capodanno lunare, l'indice Composito di Shanghai ha chiuso in ribasso, scendendo di oltre il 7% — la peggiore seduta dalla crisi del mercato azionario del 2015.

Nonostante l’epidemia di coronavirus venga spesso paragonata alla Sindrome respiratoria acuta grave (Sars) del 2002/2003, le ripercussioni economiche del nuovo virus si prospettano di diversa portata. Il peso del colosso cinese sul prodotto interno lordo globale è aumentato notevolmente rispetto ai primi anni del 2000. La Cina d’oggi funge da fulcro del commercio globale, autentica parte integrante di supply chains sempre più complesse.

La questione di fondo è che il vero impatto economico del virus sarà soltanto stimabile una volta contenuta l'epidemia. Intanto il governo cinese ha avviato una serie di provvedimenti volti a rafforzare l'economia nazionale durante questo periodo di incertezza e stagnazione dei mercati, i quali si sommano alle misure sanitarie e di sicurezza senza precedenti adottate da Pechino per limitare la propagazione dell’infezione.  

Al fine di sostenere l’economia del paese, l’8 febbraio il governo di Shanghai ha inoltre annunciato 28 misure a sostegno di imprese locali e internazionali. Tali misure serviranno a sollecitare le aziende presenti sul territorio nazionale a mobilitarsi per contribuire alla lotta contro il virus; a fornire sgravi fiscali e onorari e a supportare finanziariamente le imprese più colpite dall’epidemia. Ulteriori agevolazioni sono stateestese anche alle aziende che producono forniture mediche essenziali.

A trovarsi in condizioni particolarmente difficili sono le piccole e medie imprese (PMI) in Cina che non dispongono delle risorse adeguate per attutire l’impatto di questo periodo di crisi. Lo scenario poco promettente che si prospetta alle PMI nel paese è stato soggetto di una barzelletta altrettanto oscura diventata virale in rete: i dipendenti delle stesse potranno godersi una vacanza di Capodanno lunare indefinita in quanto la società per cui lavorano avrà comunque chiuso i battenti a breve.

Alla luce delle problematiche cui fa attualmente fronte il paese, la Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina riconosce le misure aggiuntive messe in atto dal governo centrale a supporto delle PMI, tra cui provvedimenti come esoneri di locazione per un minimo di due mesi dai proprietari di immobili statali e tassi di prestito inferiori per le PMI colpite dal virus.

Altri sviluppi incoraggianti sono emersi dalla lotta collettiva contro il nuovo coronavirus. Nonostante una maggiore connettività all’interno del paese abbia accelerato la diffusione della malattia rispetto all'epidemia di Sars, la capacità operativa delle autorità sanitarie e del personale medico nazionale è oggi considerevolmente più solida.Inoltre, la Cina mantiene ora un canale di comunicazione con istituzioni internazionali come l'Organizzazione mondiale della sanità di gran lunga migliore. A questo riguardo, la cooperazione internazionale ha già prodotto risultati incoraggianti; sono state molte le imprese straniere, tra cui dozzine di società membri della Camera europea, a donare fondi, forniture mediche e molteplici servizi per aiutare a sconfiggere il COVID-19.

Ciononostante, le imprese europee in Cina sperano che Pechino non proceda soltanto con  azioni mirate di carattere reattivo, ma che consideri anche misure proattive. É dunque questo un momento opportuno per le autorità non solo per portare avanti numerose riforme necessarie, ma anche per rafforzare le norme vigenti. Sin dallo scoppio del COVID-19, la Camera europea ha lavorato a stretto contatto con le autorità cinesi per individuare fornitori di medicinali dall’estero; un’ulteriore apertura dei settori relativi alla sanità pubblica, tramite cui consentire la completa partecipazione delle imprese straniere al mercato interno, potrebbe rafforzare ulteriormente la resilienza medica del paese in futuro. Per ora, purtroppo, rimangono notevoli barriere commerciali per i prodotti farmaceutici europei, per i dispositivi medici e per i fornitori di servizi sanitari internazionali. L'abbattimento di tali barriere dovrebbe essere discusso proprio alla luce del COVID-19.

È inoltre opportuno un maggiore coordinamento interno tra le istituzioni governative del paese. Per esempio, mentre Pechino ha sollecitato le aziende a riaprire, alcuni governi locali continuano a consentire la ripresa delle operazioni commerciali soltanto previa approvazione ufficiale e suggeriscono, inoltre, l’auto-quarantena per chiunque abbia viaggiato di recente, anche in aree che non sono state contrassegnate come “regioni focolaio” dell’epidemia. Sebbene le imprese di Shanghai avrebbero dovuto riaprire il 10 febbraio, molti uffici pubblici rimangono quindi chiusi e privi di riscaldamento centrale poiché si teme che il virus possa propagarsi attraverso gli impianti di condizionamento dell’aria. Tale mancata coerenza nella politica del governo non si ripercuote soltanto sulle operazioni commerciali, ma anche sul sentimentdelle imprese.

Nonostante le circostanze, la Cina possiedeuntrascorso significativo per ciò che concerne la gestione di crisi interne di simile gravità. Se Pechino continua a prendere le precauzioni necessarie per salvaguardare la sanità e la sicurezza pubbliche, ritardando la diffusione del virus attraverso politiche di trasparenza e di cooperazione con partners globali, la Cina potrebbe emergere ancora più forte da questo momento difficile.

 

L’avv. Carlo Diego D’Andrea è Vicepresidente Nazionale, nonché Presidente della Sezione di Shanghai della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina (EUCCC).